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A chi non piace la semplicità? Tutti preferiscono le cose semplici, eppure -dovremmo averlo imparato- la realtà spesso non lo è, a cominciare dallo stesso concetto di semplicità. Vuoi più bene a papà o a mamma? Sei stato buono o cattivo? A scuola è andata bene o male?… Ci sono alcuni aspetti dell’infanzia dai quali non riusciamo mai a staccarci del tutto. Uno di questi è la convinzione che i giudizi debbano e possano essere ridotti sempre a una scelta tra due opzioni. 

Anche se da bambini percepivamo nettamente l’assurdità di alcune domande e l’impossibilità di ficcare dentro un si o un no tutto quello che in una scelta secca non ci può stare, da adulti –una vendetta?– pretendiamo che i giudizi che riguardano le relazioni,  la politica, l’economia, il lavoro, la vita, siano riconducibili ad un impossibile on-off. La realtà è sempre più complessa, conviene farci pace. La complessità non è sempre un sopruso a cui ribellarsi, è -molto più spesso- semplicemente come sono fatte le cose, come siamo fatti noi.

Un esempio di come il fascino infantile della semplicità possa spingerci a scelte pericolose è la discussione -per ora agli esordi ma destinata presto a prendersi la scena- sulla riforma costituzionale relativa al cosiddetto “premierato”:  si elegge direttamente il premier e gli si danno molti più poteri di quelli attuali, una proposta che si vende bene proprio perché sa di semplicità, di tagliar corto, di decisionalità in tempi brevi… cosa c’è di più efficace? Non è proprio quello di cui lamentiamo la mancanza?  

La scorsa settimana, la senatrice Elena Cattaneo è intervenuta durante la discussione sulla riforma del premierato evidenziando come essa, nel proporsi di rafforzare la stabilità del Governo, finisca con l’alterare l’attuale equilibrio tra i poteri costituzionali, fino a pregiudicare –in assenza di profondi correttivi– la possibilità di una reale dialettica democratica tra parlamento e governo.

Certo sarebbe tutto più semplice e veloce se non si perdesse tempo a discutere in parlamento -tra le diverse parti politiche- cosa normare e come farlo… peccato che sia esattamente il contrario di quello che la Costituzione stabilisce per tenere separati il potere legislativo da quello esecutivo: “Non regge al vaglio della logica, ancora prima di quello della democrazia avanzata, -afferma la senatrice- pensare che il Parlamento, eletto contestualmente al Presidente del Consiglio non abbia alcuna sostanziale forma autonoma di controllo sull’attività del governo, mentre il governo può determinarne sia l’attività legislativa sia, in ogni momento – a discrezione del Presidente del Consiglio – lo scioglimento”. 

Non sempre “semplice” è sinonimo di migliore… che penseremmo se -in sala operatoria- il chirurgo che deve operarci dicesse: “facciamola semplice, non perdiamo tempo a disinfettare gli strumenti, a fare radiografie e Tac e a sentire gli specialisti: operiamo e poi vediamo che succede”, saremmo d’accordo con la linea della semplicità?  

Commentando -in una intervista- il suo intervento al senato, la professoressa Cattaneo, osserva: «Il corpo elettorale si innamora, e disamora, velocemente di chi propone soluzioni semplici a problemi complessi. Spesso, però, il prezzo a lungo termine di queste soluzioni popolari ma non lungimiranti lo paga la collettività vedendo diminuire diritti e benessere, con l’effetto di una sfiducia generalizzata nei confronti di tutte le istituzioni. Credo, invece, che si debba sempre spiegare che la complessità è la base della democrazia: le società ‘semplici’ sono quelle dove uno comanda e gli altri non esistono». Condivido l’osservazione e -in questo senso- spero di non essere stato troppo “semplice”.