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Immaginate di dover camminare di notte in campagna, c’è nebbia e la sola luce è quella flebile della luna. La visibilità è molto scarsa, i dettagli non sono facilmente distinguibili e la sicurezza del passo ne risente, tuttavia la situazione potrebbe non turbarvi più di tanto se quel percorso lo conoscete già, se i punti di riferimento -un albero, un bivio, una pendenza- vi sono noti e vi consentono di capire a che punto siete e dove state andando. Ma se -a un certo punto- vi rendeste conto che i punti di riferimento non fossero più quelli consueti, l’albero non fosse più al suo posto, il bivio fosse scomparso e il cammino cominciasse inaspettatamente a farsi impervio e sassoso… ecco che la sorpresa -unita alla scarsa visibilità- diventerebbe presto sconcerto, dubbio di essere fuori strada e incertezza su come proseguire. Fuor di metafora, ho sempre più spesso la sensazione che stiano scomparendo i punti di riferimento, quelli che -nel bene o nel male- aiutavano a decodificare gli eventi, a dare un nome alle cose, a capire da che parte fosse il nord e da che parte fosse il sud. 

Abbiamo un governo di destra che ha vinto le elezioni con largo margine e dal quale era dunque lecito aspettarsi un cammino compatto e deciso, in linea con l’idea muscolare di potere che ha sempre caratterizzato il linguaggio e lo stile di quella parte politica. Scopriamo invece -ogni giorno di più- incertezze e crepe che credevamo monopolio di altri: le risolutezze e i muscoli -ben ostentati quando si parla di migranti, telefonini, rave e “occupabili”- diventano esitazioni e retromarce quando si parla di finanziaria, accise, coperte corte e vincoli europei. Parlando del taglio delle accise, il presidente del consiglio ha saggiamente affermato “bisogna fare i conti con la realtà”: ecco, appunto, benvenuta! Con l’inflessibilità dei numeri e le risorse limitate i muscoli e i sovranismi servono a poco: meglio la competenza e la sobrietà e -soprattutto- meglio non confondere la capacità di raccogliere consenso con la capacità di gestione dei problemi. 

I punti di riferimento stanno cambiando e la nostra bussola sembra a volte non indicare più il nord e il sud con la nitidezza che vorremmo anche perché la realtà è sempre più ampia e mutevole delle parole che usiamo per descriverla e rischiamo di non capirla più se preferiamo affezionarci alle parole più che ai fatti. 

Il governo, investito dalla realtà, è stato già costretto (e spero che lo sarà spesso in futuro!) a fare alcune scelte opposte alla sua retorica nazionalista e sovranista e ad essere fortunatamente incoerente con le sue stesse preoccupanti premesse. Ma non basta il sarcasmo con il quale evidenziamo i passaggi nei quali il governo è stato costretto a smentirsi per non essere incompatibile con la realtà, dobbiamo anche essere capaci di ridisegnare l’orizzonte e il linguaggio per costruire una opposizione concreta e credibile che non si risolva in slogan e non passi cinque anni a rimpiangere quello che non è stato.

Se nel nostro cammino notturno non ritroviamo l’albero, il bivio e la pendenza consueta, non dobbiamo certo modificare la nostra meta, ma -come fanno i navigatori in auto- “ricalcolare” il percorso, non restare fermi ad abbaiare alla luna. Ho letto recentemente, in un articolo di M.Serra, che se “i partiti del novecento davano la linea, ora hanno bisogno di qualcuno che la dia a loro”; ecco, serve uno sforzo di creatività da parte di tutti per ridefinire il cammino e le tappe, non è sufficiente enunciare la destinazione.

 

PS – Ho trascorso l’ultimo dell’anno a Napoli e nel duomo, nell’incertezza della situazione e in assenza di idee chiare, ho pensato di accendere una bella candela a San Gennaro… non si sa mai, potrebbe funzionare!