Il Campidoglio spende appena la metà di quanto sarebbe indispensabile per garantire la sopravvivenza delle case famiglia che ospitano persone con disabilità: circa 13 milioni all’anno, laddove ne servirebbero almeno il doppio.

È quanto emerge dal rapporto presentato dall’associazione “Casa al Plurale”,  che riunisce le strutture dove vivono circa 400 disabili della Capitale, e consegnato a tutti i consiglieri del Comune in vista dell’approvazione del bilancio previsionale. Una vera e propria guida che analizza tutte le voci di spesa – dal vitto alle ore di presenza degli operatori, passando per la bolletta della luce, la benzina del pulmino e l’affitto – indicando nel dettaglio quanto costa ogni giorno la vita in una casa famiglia per sei disabili con media o alta disabilità.

“Abbiamo realizzato questo documento al fine di offrire uno strumento completo, preciso, esaustivo, che chi ha il potere di decidere quanto e come stanziare potrà utilizzare” ha affermato il presidente di “Casa al Plurale”, Luigi Vittorio Berliri. In effetti la situazione è piuttosto complicata: le rette sono ferme a marzo 2007 (quando fu introdotto l’ultimo modestissimo aumento di circa 2,50 euro) e al momento risulta disattesa anche la Delibera Comunale 137/2001, con la quale era stato previsto l’ adeguamento delle rette all’indice Istat.

“Nel 1995, quando nacquero le prime case famiglia di Roma – spiega il rapporto di “Casa al Plurale” – le rette giornaliere pro-capite furono stabilite in 160 mila lire (corrispondenti ad 82,63 euro) e in 210 mila lire per i più gravi (corrispondenti ad 108,46 euro): dopo ben 16 anni risultano rispettivamente di 97,41 euro e di 127,87 euro, essendo cresciute di appena il 17% circa”. Un aumento irrisorio, laddove invece “l’avvento dell’euro per le case famiglia di Roma si è tradotto solo nel collettivo raddoppio delle spese”.

“Siamo consapevoli – spiega Berliri – che non è possibile pervenire ad un adeguamento immediato delle attuali rette a quelle che emergono dai nostri approfondimenti, e abbiamo senz’altro apprezzato che, lo scorso dicembre, la giunta abbia riconosciuto agli enti gestori circa un milione di euro, tuttavia occorre tener presente che tale cifra ha rappresentato solo un po’ di ossigeno”. L’associazione ritiene che “la sopravvivenza delle case famiglia romane debba essere inserita tra le priorità inderogabili che la nostra città è chiamata ad affrontare” e si augura che “ci sia una forte e condivisa volontà politica capace di far stanziare più risorse per questo specifico comparto, che avrebbe bisogno di uno stanziamento aggiuntivo annuo di almeno 3 milioni di euro, in modo che nell’ arco di 3 o 4 anni si riesca a colmare l’ attuale gap”.