“Il PD a Roma tenta il suicidio”, scrive su l’Espresso il bravo Sergio Gaudio, “perché i dirigenti non sanno leggere i numeri”.  E ha ragione.

Il 43 per cento dei voti incassati dal PD nella Capitale sono un chiarissimo segnale di fiducia nella proposta di Renzi. Quella è la strada da percorrere, con determinazione e un sano spirito critico.

Ma a Roma e nel Lazio i voti di preferenza ottenuti dai candidati al parlamento UE sembrano aver fatto girare la testa a molti.

I primi tra gli eletti possono contare appena su un 10 per cento dell’elettorato PD – poche sono state infatti le preferenze espresse – eppure già si lavora sui nuovi equilibri, nuova segreteria, nuovi incarichi.

Rivincita delle correnti? Macché, quelle erano una cosa seria, capaci di contrapporre e mettere a confronto idee e linee politiche.

Quelli di oggi sembrano piuttosto vuoti e orgogliosi personalismi, che rischiano oltretutto di travolgere le indicazioni tracciate inequivocabilmente dall’importante risultato ottenuto.

Una lettura attenta dei numeri ci dovrebbe guidare sempre, anche in tanti altri campi.

 “Tutti questi rifugiati: ce li possiamo permettere?”, ci chiede provocatoriamente – con una certa perfidia – Chiara Peri dal suo blog. Certo che no, rispondono di pancia gli italiani, che si sentono travolti da uno tsunami umano.

Ma prima di rispondere varrebbe la pena osservare con attenzione alcuni numeri.

Dati UNHCR: i rifugiati sono 45,2 milioni. Per 4/5 sono ospitati nei Paesi in via di sviluppo, confinanti con paesi in guerra. Un esempio: il Libano dove i rifugiati registrati sono 1,4 milioni su una popolazione di 4,3 milioni (come se in Italia in tre anni fossero giunte 20 milioni di persone). E in Europa? Nel 2013 sono state presentate 398.200 domande d’asilo. Di queste, 109.000 in Germania. E 27.8300 in Italia. Da ottobre a oggi le nostre navi hanno salvato in mare 30.000 persone.

Ecco, i numeri ci dovrebbero aprire gli occhi e aiutarci a programmare il domani. Senza illusioni, ma con il giusto slancio per agire.