E così domenica scorsa ha trionfato il sì, e gli italiani hanno espresso la propria contrarietà al nucleare. Stoccaggio delle scorie, individuazione delle sedi per le nuove centrali: dopo il referendum, per qualche anno non ne sentiremo più parlare.

Resta però da chiarire come risolvere il problema dell’approvvigionamento energetico, non proprio un’inezia, dato che l’Italia, come è noto, per soddisfare il proprio fabbisogno acquista energia elettrica prodotta in centrali nucleari distanti poche centinaia di chilometri dal confine delle Alpi.

Escluso l’atomo quindi, che fare? Puntare tutto sulle fonti di energia non rinnovabili? Comunque inquinanti e tutt’altro che esenti da rischi connessi, come non si stanca di ribadire Chicco Testa, già presidente di Legambiente e ora sostenitore del nucleare, anche in ragione di considerazioni di carattere ambientalista.

Ma una strada alternativa forse esiste ed è percorribile. È quella indicata nell’ultimo libro di Luca Mercalli, meteorologo e climatologo, noto anche per la sua partecipazione alla trasmissione televisiva di successo condotta da Fabio Fazio “Che tempo che fa” (al momento non si sa ancora se nella prossima stagione farà parte della programmazione di mamma Rai). Il titolo del libro è già un programma: “Prepariamoci”, una vera esortazione a dare vita, come recita la quarta di copertina, a una “nuova intelligenza collettiva”.

“Per quanto riguarda i problemi ambientali sono stati persi gli ultimi 40 anni”, sottolinea Mercalli nel book trailer del libro, periodo durante il quale abbiamo continuato a bruciare beatamente risorse del pianeta in modo dissennato. Quella dove stiamo finendo “è una vera e propria trappola”, una situazione in cui progressivamente “si esauriranno le risorse minerarie, forestali, ittiche” a disposizione. La crisi economica attuale di tutto questo non sarebbe che una manifestazione, “l’ultima in ordine di importanza”. Ma non siamo ancora arrivati all’irreparabile.

Certo, avverte Mercalli, oggi “il sentiero da percorrere si è fatto molto più stretto rispetto a quello che si poteva seguire partendo in anticipo”, magari proprio durante gli anni del boom.

La previsione è inequivocabile: “Prepariamoci ad un mondo che avrà sempre meno. Siamo sette miliardi di abitanti, dei quali un miliardo ancora non mangia a sufficienza, ma in qualche modo siamo tutti coinvolti in una grande corsa verso desideri insaziabili”.

Se non si cambia il passo, la prospettiva sarà quella di abitare un pianeta decisamente scomodo, caratterizzato da più conflitti e meno risorse. “Diminuisce la fetta di torta a disposizione di ciascuno”, afferma Mercalli e restano due alternative possibili, “uno scenario di barbarie oppure prepararsi, da un punto di vista psicologico e se vogliamo anche ingegneristico, verso un atterraggio morbido”.

Come? Ripensando in maniera radicale il nostro sistema di consumi. A partire dalla casa, che dovrà essere meno energivora, grazie a un insieme di stratagemmi quali un migliore isolamento termico, l’utilizzo di infissi intelligenti, di pannelli solari. O anche abituandoci a sprecare di meno e a  “tagliare l’acquisto compulsivo”, attraverso un processo che l’autore definisce di “depurazione dal troppo”. La strada indicata da Mercalli, lungi dall’essere una forma di pauperismo per anime belle è invece un “percorso realizzabile” che richiede però “un grande cambiamento di approccio con il mondo”, dal modo di abitare, a quello di viaggiare o produrre rifiuti.

Quelle enunciate potrebbero sembrare soluzioni dettate dal buon senso, ma a ben vedere l’approccio di fondo, che dà sostanza alla proposta del libro, richiede in primo luogo un non indifferente ripensamento “filosofico” del posto assegnato all’essere umano nel mondo (una componente abbastanza progredita di un ecosistema, non il demiurgo e padrone di un giardino da esaurire).

E a questo proposito Mercalli cita nel suo libro una frase profetica -risale al 1966- di un economista “che aveva già capito tutto”, Kenneth Boulding: “Chi crede che una crescita esponenziale possa continuare all’infinito in un mondo finito o è un pazzo oppure è un economista”.