Ho seguito i primi giorni di papa Francesco con simpatia e scetticismo. Temevo che il suo modo accattivante di presentarsi fosse frutto di una abile strategia gesuitica. Invece ora è chiaro. La sua è una vera rivoluzione che emerge sempre più nettamente, di giorno in giorno. E riguarda il ruolo della Chiesa nei nostri giorni. Compito della Chiesa, ci insegnava il parroco nel catechismo, è difendere l’integrità della fede (il dogma) e comunicare l’amore di Cristo (la carità).

 

La gerarchia cattolica, in questi ultimi decenni, ha ritenuto prioritario porre al centro la difesa del dogma. Il card. Ruini  ne è stato convinto assertore e grande regista. Dal dogma partiva l’azione pastorale che aveva come obiettivo imprimere nel cuore dei fedeli la verità e, attraverso loro, diffonderla nel mondo. I “principi non negoziabili” hanno rappresentato, nella vita politica, sostanza e metodo. E’ stata questa una strategia efficace per il cattolicesimo? Ho i miei dubbi, basta guardare dentro e attorno agli ambiti ecclesiali.

 

Papa Francesco ribalta le priorità: la chiesa deve partire dal comunicare l’amore di Cristo e da qui condurre alla verità.  E’ un papa che ha vissuto tutto il faticoso percorso della teologia della liberazione che in America Latina aveva aperto tanti fronti, bombardati dall’insensibilità della curia romana.

 

Illuminanti,per comprendere il suo indirizzo pastorale, le affermazioni – veramente rivoluzionarie – di questi giorni.

Il papa scrive (LINK) «risulta chiaro che la fede non è intransigente, ma cresce nella convivenza che rispetta l’altro. Il credente non è arrogante; al contrario, la verità lo fa umile, sapendo che, più che possederla noi, è essa che ci abbraccia e ci possiede. Lungi dall’irrigidirci, la sicurezza della fede ci mette in cammino, e rende possibile la testimonianza e il dialogo con tutti»

Ed ancora:

«Per cominciare, io non parlerei, nemmeno per chi crede, di verità «assoluta», nel senso che assoluto è ciò che è slegato, ciò che è privo di ogni relazione. Ora, la verità, secondo la fede cristiana, è l’amore di Dio per noi in Gesù Cristo. Dunque, la verità è una relazione! Tant’è vero che anche ciascuno di noi la coglie, la verità, e la esprime a partire da sé: dalla sua storia e cultura, dalla situazione in cui vive, ecc. Ciò non significa che la verità sia variabile e soggettiva, tutt’altro. Ma significa che essa si dà a noi sempre e solo come un cammino e una vita. Non ha detto forse Gesù stesso: “Io sono la via, la verità, la vita”? In altri termini, la verità essendo in definitiva tutt’uno con l’amore, richiede l’umiltà e l’apertura per essere cercata, accolta ed espressa».

 

E’ possibile che La Repubblica (LINK), o qualcun altro, possa approfittare di queste parole per presentare il pensiero del papa come un relativismo senza orizzonti? Sì, è possibile, ma non affanniamoci. Vinceranno la serenità e la chiarezza di questo argentino che difende la fede partendo dalla carità. E proprio martedì abbiamo assistito ad un’altra grande testimonianza: il suo affettuoso dialogo con i rifugiati del Centro Astalli. (LINK)

E allora dico con entusiasmo e speranza: viva Papa Francesco!

 

(Silvia Lanzano, la redattrice che cura la nostra Newsletter, è diventata in questi giorni mamma di Gian Maria. A lei, al fratellino Gabriele e al papà Francesco l’augurio di tutti gli Amici per la Città).

Buona settimana.

Amedeo Piva