Fausto Bertinotti (QUI) non ha dubbi: “Penso che i governi di salvezza nazionale o di unità nazionale siano forme di eutanasia della politica. La politica è possibilità di dar luogo a delle alternative rispetto alle aspettative del futuro e alla necessità di scegliere fra queste. L’idea invece che ci sia un indistinto entro il quale un’autorità superiore guida tutti in una direzione che non è il frutto di un confronto o di uno scontro fra opzioni diverse altro non è che la sospensione della politica e della democrazia”.

Difficile dare torto alla definizione dell’ormai ottantunenne Bertinotti: siamo tutti d’accordo che “la politica è possibilità di dar luogo a delle alternative rispetto alle aspettative del futuro e alla necessità di scegliere fra queste”, purtroppo però quello che è vero nella teoria non sempre è applicabile nella pratica. La teoria gioca a bocce ferme, la pratica a bocce rotolanti. E’ come dire che poiché la vita è potersi muovere, ragionare, lavorare e decidere allora si è contrari alla terapia intensiva; nessuno  decide di andarci volentieri, ma ci sono situazioni in cui si rivela una necessità proprio perché poi la vita possa continuare. Si può non essere d’accordo sul fatto che la situazione attuale fosse “da terapia intensiva” e ritenere che avrebbero potuto essere scelti percorsi diversi, ma questa valutazione spettava al presidente della repubblica e così ha deciso ben motivando le ragioni che lo hanno spinto a questa scelta collegandola pragmaticamente ai tempi che l’interruzione della legislatura e le nuove elezioni avrebbero comportato, tempi incompatibili con i numeri della pandemia, le emergenze sociali (perdita di posti di lavoro) e le urgenze del recovery plan. 

Ora la partita è affidata a Mario Draghi: non lo invidio. Il suo ruolo di responsabile della terapia intensiva affinché il paziente possa superare la fase difficile e riprendere poi a camminare con le sue gambe è complicato non solo per le condizioni del malato, ma per l’urgenza e la gravità delle decisioni che -in questa situazione- dovranno comunque essere prese e gestite. Ad osservare Draghi prendere silenziosamente appunti mentre si succedono, dall’altra parte del tavolo,  le delegazioni dei partiti si ha una strana sensazione di asimmetria ben descritta da M. Molinari nel suo editoriale di ieri: “È come se l’uno e gli altri vivessero in due diversi tempi storici: Draghi immerso nel presente drammatico di una nazione con oltre 90 mila vittime di Covid-19 e l’economia da ricostruire grazie al Recovery Plan, con l’obiettivo di riforme strategiche in tempi brevi per andare incontro al rigido calendario Ue mentre i leader di maggioranza e opposizione ancorati ai rispettivi programmi e interessi nell’intento di strappare un pugno di concessioni di breve periodo, incapaci di guardare poco più in là delle ultime rilevazioni demoscopiche”. 

Il severo giudizio sulla postura dei partiti non vale ovviamente per tutti nella stessa misura, ma è indubbio che riuscire a preoccuparsi dei problemi nella loro oggettiva gravità tenendo buone le diverse anime di ogni formazione e facendo i conti con le proiezioni dei consensi non aiuta ad essere sereni. Del resto la serenità non è sempre garantita a chi fa politica e -lo abbiamo imparato!- sentirsi augurare di “stare sereni” non è affatto rassicurante.

Al responsabile dell’intensiva auguriamo di fare il suo lavoro nel migliore dei modi e ai pazienti di collaborare lealmente con l’attenzione puntata sul superamento della malattia più che sulla fretta di uscire dal reparto. Tornerà la stagione di competere e confrontare le diverse proposte, adesso preoccupiamoci di uscire dal tunnel.

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Dal prossimo 11 febbraio sarà in libreria il nuovo libro del Centro Astalli “La Trappola del Virus”. Si tratta di un dialogo tra gli autori, Camillo Ripamonti, presidente Centro Astalli, e Chiara Tintori, politologa, che partendo dall’esperienza quotidiana di incontro con i migranti forzati affronta il rapporto tra diritti ed emarginazione.

Il coronavirus non ci ha trovato tutti uguali e non ci ha resi tali. Per le persone che vivono ai margini la pandemia è stata una vera e propria trappola. Ormai sappiamo bene che l’esclusione trova terreno fertile nel momento in cui, ben prima di una pandemia, trasformiamo i diritti di tutti in privilegi per pochi.

Questo libro vuole essere una risorsa contro l’assuefazione e l’impoverimento culturale, contro la globalizzazione dell’indifferenza.
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È possibile prenotare il libro:

– sul sito di Edizioni Terra Santa https://bit.ly/3atawtT

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