La scorsa settimana abbiamo celebrato il Giorno della Memoria, istituito per ricordare “la Shoah, le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, e coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.” (L.211/2000).
Abbiamo ricordato una tragedia che ha fatto milioni di morti sulla base delle premesse ideologiche delle leggi razziali naziste e fasciste sulla difesa della razza promulgate tra 1933 e il 1938: non sono vittime di un conflitto, sono vittime di un’idea, di convinzioni (l’antisemitismo e la superiorità di una razza rispetto alle altre) ancora vive e vegete. Tutto questo nella nostra Europa, nella nostra civilissima, bianchissima e cristianissima Europa.
Si può facilmente obiettare che non è certo a causa del suo essere civile, bianca e cristiana che questo è avvenuto, che anzi quelle leggi e quelle idee si sono sviluppate malgrado la civiltà, la “bianchità” e la cristianità dell’Europa; che si tratta insomma di una deviazione, una degenerazione, una metastasi della nostra cultura. Solo un segmento deviato ed estremo di una retta ben orientata.
E’ sicuramente così, ne siamo tutti convinti ed è quello che risponderemmo (ovviamente piccatissimi!) se un osservatore esterno e superficiale provasse a bollare come razzista, antisemita e violenta la nostra millenaria cultura cristiana basandosi solo su quel segmento deviato ed estremo.
Molto meno lucidi sembriamo invece quando a bollare altre culture come razziste, antisemite e violente siamo noi stessi. In questo caso la percezione del “segmento deviato ed estremo” non ci convince, non ci facciamo molti scrupoli a estendere il giudizio dal segmento alla retta. Non ci sembra così grave dire “Islam” invece di “Isis” (come dimenticare il “Bastardi islamici” di Libero lo scorso novembre?) e scrivere “aggressore dalle fattezze arabe” non ci ricorda neanche un po’ il fascista “naso adunco degli ebrei”?
La nostra “millenaria cultura cristiana” ha conosciuto stagioni limpide e torbide, fulgidi testimoni e ciarlatani senza spessore, pastori saggi e ottusi cortigiani, profeti che hanno colto l’essenziale e sofisti che si sono persi nei dettagli: un faticoso cammino attraverso la storia alla ricerca continua della coerenza con i valori su cui si fonda.
Siamo molto saggi e indulgenti quando ci guardiamo allo specchio, molto meno quando guardiamo fuori dalla finestra.