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Non che manchino gli argomenti, ma quando si tratta di decidere il tema a cui dedicare questa riflessione del lunedì ci troviamo sempre più in difficoltà. I fatti che i media ci raccontano e le modalità con cui lo fanno somigliano sempre più a una gigantesca bancarella in cui si mescolano senza alcun ordine politica e cronaca, questioni cruciali e dettagli superficiali, tragedie sconvolgenti e chincaglierie senza importanza. E’ vero che siamo liberi di scegliere quello che ci interessa, ma è sempre più difficile capirlo nell’enfasi inflazionata del linguaggio: fino a quanti eventi “epocali” a settimana possiamo credere? Se tutto è “epocale” nulla lo è, e -se qualcosa lo è davvero- sarà difficile riconoscerla tra tante rivali.

Nell’informazione la quantità è nemica della qualità: elenchi interminabili di dichiarazioni, commenti, convegni, alluvioni, omicidi e incidenti non aiutano affatto a capire e a cogliere il livello di importanza delle notizie e la priorità dei temi. A volte preferisco i notiziari nella Lingua Italiana dei Segni (LIS): più brevi, concisi e senza i collegamenti con gli “inviati” che spesso non aggiungono nulla alla notizia, anzi contribuiscono a diluirla.

Tutto comincia a sembrarci routinario e prevedibile, e anche i temi oggettivamente più rilevanti rischiano di appiattirsi nella ripetitività se non riusciamo mettere a fuoco “perché” un certo tema è rilevante e “perché” dovrebbe riguardarci e coinvolgerci. Una guerra -ad esempio- è certamente un tema rilevante, ma il solo bollettino aggiornato dei morti e dei feriti -riferito insieme alle opposte rivendicazioni dei belligeranti- non ci aiuta a capirne le ragioni, le conseguenze dirette e indirette, le scelte che potrebbero determinarne il corso, la conclusione o l’aggravamento.  

La pigrizia nell’informare (da parte di chi produce informazione) e nell’essere informati (da parte di chi la riceve) ha come effetto la noia, il disinteresse e la superficialità: è davvero importante per noi chi sarà eletto al parlamento europeo l’8 e 9 giugno? mah… o chi sarà eletto presidente degli Stati Uniti il 5 novembre? mah… e se è importante, perché? boh….  Eppure a questo dovrebbe servire l’informazione: a suscitare interesse! E a questo dovrebbe servire l’interesse: a stimolare gli informatori ad essere più concreti e preparati!  in un circolo virtuoso che attualmente mi sembra dormiente e recessivo.  Ho un po’ nostalgia di quando i leader politici, anche se contestati all’interno del proprio partito, riuscivano comunque a suscitare coinvolgimento e non solo cori da stadio in un fin troppo prevedibile gioco delle parti.

Se di fronte alla bancarella delle informazioni abbiamo sempre più spesso l’impressione che una cosa valga l’altra, certamente un po’ dipende dai venditori, ma un po’ anche da noi compratori che -forse- una gran voglia di capire e di scegliere non l’abbiamo. L’abitudine ad ordinare la pizza on line e farcela portare a casa rischia di diventare il paradigma anche del nostro modo di informarci, scegliamo le notizie come scegliamo la pizza: ognuno sceglie solo quelle che preferisce, solo nella versione che preferisce e si confeziona il mondo che preferisce, convinto che prima o poi il mondo fuori si adeguerà al suo… e se non succederà, tanto peggio per il mondo fuori!

Non vorrei che passassimo dal desiderio di capire il mondo alla pretesa che il mondo capisca noi: non è una buona idea e il risveglio dal sogno potrebbe non essere piacevole. Forse è meglio uscire fuori a vedere, cercare -insieme- di capire e fare concretamente qualcosa per migliorare la situazione.