Deve essere onesto, ma non ingenuo; determinato, ma capace di mediare.
Deve conoscere la complessità dell’amministrazione di Roma senza rimanerne paralizzato.
Deve conoscere il territorio e la sua storia, ma non vivere di passato.
Deve saper fare sintesi, ma essere capace di delegare.
Deve essere coerente, ma non rigido.
Deve essere consapevole degli interessi in gioco senza lasciarsene condizionare quando c’è da cambiare quello che non funziona.
Deve essere competente, ma soprattutto capace di costruire una squadra coesa e non un parlamentino litigioso; tenere conto del consiglio, ma ricordarsi che governa la giunta.
Deve avere carisma senza voler essere una primadonna; essere autorevole senza essere autoritario; coordinato con il Governo, ma non succube di Palazzo Chigi.
Insomma ci vorrebbe uno impeccabile come Ghandi, con il carisma di Obama, l’efficienza della Merkel e il decisionismo di Putin, però bello come Justin Trudeau.
Questo il profilo del sindaco che ci vorrebbe a Roma, ma comunque non basterebbe: dopo qualche settimana qualcuno lo troverà meno bello e perfetto di come sembrava e qualche giornale scoverebbe certamente qualche controverso episodio della sua adolescenza o un’infrazione dell’autovelox negli anni novanta…
Il fatto è che vogliamo la luna, non vogliamo un sindaco. La prima regola della realtà è che dobbiamo scegliere tra le persone che esistono, con tutti i limiti e le debolezze che si portano dietro.
Dobbiamo decidere a quali aspetti teniamo di più e sostenere quello che ci sembra possederli in misura maggiore. Questa è oggi la nostra città e questi sono i candidati che abbiamo: il sindaco perfetto non esiste.
(No, non lo so ancora per chi voterò).