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Non sono passati secoli da quando il giornale si comprava in edicola la mattina, eppure -a ricordarlo- sembra quasi un film in bianco e nero; siamo ormai “viziati” dai quotidiani online che ci offrono sullo schermo le notizie costantemente aggiornate, illustrate, filmate (a volte anche ritoccate, edulcorate, drammatizzate…) e rischiamo di restare ipnotizzati dal flusso continuo dei fatti e dalla possibilità di seguire in “diretta” la loro evoluzione trascurando l’approfondimento delle cause che li hanno generati e la loro contestualizzazione.

I giornali online svolgono insomma efficacemente la funzione di fornitori di notizie ma, salvo preziose e sempre più rare eccezioni, si prestano molto meno a scavare dentro i fatti e a favorire un approfondimento ragionato. Inoltre tutti abbiamo poco tempo -o voglia- di andare a cercare gli approfondimenti che ci interessano finendo, spesso nostro malgrado, per accontentarci della quantità a scapito della qualità. 

Un discorso a parte meriterebbe l’informazione dei telegiornali che -forse è solo una mia impressione- sembra annegare tra improbabili equilibrismi che camuffino gli apparentamenti politici della rete emittente e la rincorsa al sensazionalismo della notizia, finendo per confezionare un superficialissimo mix in cui spiccano gli stucchevoli siparietti dei parlamentari, i servizi dell’”inviato sul posto” (che spesso non sa cosa inventare) e alcuni “imperdibili” reportage sul tofu e la farina di grilli.

Tra gli strumenti che possono aiutarci ad approfondire i temi che più ci interessano, ritengo meriti una segnalazione il “podcasting” che -secondo la ricerca Ipsos 2022- ha registrato negli ultimi quattro anni un notevole incremento: gli ascoltatori mensili di podcast sono infatti passati da 7 milioni a oltre 11 milioni. Non c’è nulla di eccezionale nella forma redazionale dello strumento (si tratta di un semplice contenuto audio) ma a renderlo particolarmente utile ed accessibile sono le sue modalità di fruizione, si può infatti ascoltare un podcast in modalità asincrona (in qualunque momento lo si voglia), offline (anche senza la connessione internet durante l’ascolto in quanto può essere scaricato sul proprio dispositivo) e nomadica ovvero senza bisogno di avere uno schermo sott’occhio e mantenendo le mani libere per svolgere altre attività. L’ascolto, rispetto alla lettura, è più immediato e meno esigente in termini di impiego di risorse cognitive, anche se -ovviamente- non può sostituire il testo scritto se l’esigenza è quella di studiare e rielaborare il contenuto.

L’aspetto più interessante dell’approfondimento attraverso i podcast resta comunque il controllo della scelta su cosa ascoltare: l’ampia e crescente offerta di podcast in rete permette di selezionare per contenuti trattati, durata e livello di approfondimento, oltre che -ovviamente- per autori e orientamento politico. Molte testate giornalistiche hanno ormai una sezione “podcast” all’interno del loro sito web. E’ una buona alternativa per chi non si accontenta della superficiale informazione dei notiziari generalisti, ma non ha il tempo e la possibilità di approfondire in prima persona, riservandosi comunque di scegliere quale approfondimento vogliamo.

Tutto sembrava più semplice prima di internet, quando bastava passare in edicola, salutare il giornalaio e comprare il “nostro” giornale: la moltiplicazione della produzione e la facilità di accedervi hanno moltiplicato le potenzialità, ma anche reso più complicato orientarsi. Dobbiamo solo evitare di perderci dentro un supermercato pieno di prodotti pescando a caso dal bancone o affidandoci alle offerte speciali, recuperando piuttosto la voglia di scegliere e il piacere di capire meglio.