Caro Amedeo,

dopo il tuo reminder (Repetita iuvant) vorrei tornare sul tema che tu ri-sollevi parlando, fra l’altro, di “rassegnazione” e “dissenso” verso i partiti, per chiarire quello che penso al riguardo.

Bene. Io credo che l’attuale stagione politico-istituzionale che l’Italia sta vivendo sia ad un tempo:

  • la conseguenza dell’incapacità  “culturale” dei partiti che ci hanno  governato per molti anni (o che sono stati all’opposizione) a gestire la trasformazione politico-economica (e, ancora, culturale) che ha caratterizzato il nostro Paese all’esaurirsi  della  spinta   della ricostruzione e dello sviluppo (direi, quindi, a partire dagli anni 80). Finita la spinta, non si è lavorato per rigenerarla ma per sostituirla coll’indebitamento  dello  Stato   per il sostegno (artificioso) dei cittadini, con le conseguenze che sono davanti ai nostri occhi; non si è voluto farsi carico del rischio della verità preferendo con ossessiva attenzione la rassicurazione del consenso, anche a costo di fomentare questo con la decostruzione populista della cosiddetta pubblica opinione. E anche:
  • il prodromo di un giudizio molto severo dei votanti sui partiti che si presenteranno alle prossime elezioni. L’astensionismo ed il voto iper-populista avranno la maggioranza dei consensi e i partiti in qualche modo costituenti l’attuale sostegno politico del governo tecnico (PD, PdL e Centro) prenderanno, temo assai, complessivamente una sonora sberla, a vantaggio di forze deteriori nelle quali è possibile leggere con chiarezza lo sfogo della rabbia e la violenza verbale di chi non vuole o non sa capire.

Vedo difficile, dunque, che, dopo questa presente esperienza, per i nostri partiti “tutto torni ad essere come prima”. Il che, ovviamente, non sarà senza rischi ed incognite sui nuovi assetti (questo lo riconosco, a merito delle tue argomentazioni per continuare ad impegnarti).

In questo contesto generale, peraltro, il PD continua a non sapere cosa fare (se penso che debbano coesistere posizioni tipo Enrico Letta e Fassina, mi spiego l’incertezza, per la verità) e per l’ansia di riattrarre elettorato nell’area della governabilità perderà, ritengo, peso all’interno di questa e comunque nel paese.

Nel suo specifico contesto, poi, credo che il PD stia pagando e continuerà a pagare la folle idea delle primarie di coalizione (già, come sai, sono molto scettico sulle primarie, figurati poi sulle primarie di coalizione) ed in più continua a selezionare classe dirigente con cultura vetero-partitica.

Ammesso che tutte queste cose siano vere (come, evidentemente io credo, pur non avendo una grande sensibilità alle alchimie della politica dei partiti), mi domando e ti domando: ma che senso ha, per una persona del tuo spessore morale e culturale, continuare a puntellare la frana?

Potresti rispondere: perchè è da dentro che si può fare la buona battaglia, non da fuori facendo lo scettico o l’intellettuale.

Ci sarebbe del giusto nella tua (potenziale) risposta se non fosse che tu conosci bene i meccanismi che governano le logiche vetero-politiche di un partito che medita di perpetuare il presente, nelle idee (quando ci sono)  e nelle persone: i buoni portatori dell’acqua (pulita) servono, eccome!; ma quando hanno finito di portare acqua col loro nome, il loro prestigio personale, la loro faccia pulita, basta!, la loro funzione è finita: il partito, almeno nei suoi quadri intermedi, ritorna in mano della cachisto-crazia (il comando dei peggiori, l’opposto dell’aristo-crazia).

Tu ci capisci in materia molto più di me e, quindi, prendi queste mie note per quello che valgono (cioè poco); ma considera, prima di buttarle, questi tre dubbi:

  1. non sarebbe (più) forte il messaggio di chi dicesse chiaramente: non porto acqua a questo mulino, vedetevela voi, se non capite come deve cambiare il partito non capirete come deve cambiare il Paese ed io scuoto contro di voi la polvere dai miei calzari? Non scuoterebbe (di più) l’esplicito  abbandono  della  linea?
  2. Non sarebbe (più) forte il messaggio di chi (avendone le energie, la passione e la conoscenza) dicesse: l’acqua  la  porto al mulino delle cose che possono far cambiare il paese dal basso, dalla società confusa depressa e bisognosa di aiuto e di capacità di auto-comprensione , non a chi è spinto solo dall’ansia  di  autoconservarsi, come se nulla fosse accaduto?
  3. Non potrebbe una società migliore cambiare essa stessa la deriva politica che mi attendo alla fine del “protettorato”  tecnico?

Non  vale  la  pena  di  lavorare  per  questo, piuttosto che per portare l’acqua al mulino della cachisto-crazia?

Detto questo, come al solito ti dico: se ci fosse da votare te, da qualsiasi parte, andrei anche alle primarie ed anche alle sub-primarie; se invece è per rafforzare la cachisto-crazia, me ne sto a casa, certo di avere comunque qualcosa di meglio (e di meno dannoso) da fare.