Giovedì 15 la presentazione del libro di Guido Bolaffi e Giuseppe Terranova “Marine Le Pen &Co. Populismi e Neopopulismi in Europa” nella splendida cornice di via Margutta, ospiti del Centro Regionale Sant’Alessio.

Una bella serata di maggio, ma mossa da un vento dispettoso. Questo non ha impedito al nostro amico Felice Celato di fare capolino nel grazioso cortile, per ascoltare l’interessante dibattito che ha coinvolto, insieme all’autore del saggio Bolaffi, Paolo Franchi, editorialista del Corriere della Sera ed Ernesto Auci, presidente di FIRSTonline e già direttore del Sole 24 Ore.

L’incontro è stato aperto dal saluto del nuovo direttore generale del Sant’Alessio, Antonio Organtini e da Annita Ventura, presidente dell’Unione Italiana Ciechi del Lazio.

“Rischiamo di sopravvalutare il tema dei contenuti e sottovalutare il tema del metodo”, ha sussurrato poco dopo l’inizio del dibattito Celato nell’orecchio di più di un astante.

“Sempre secondo me – ha proseguito la coscienza critica di Amici per la città –  almeno in Italia il populismo è un approccio, non un’ideologia”.

Cosa intendeva Celato? L’amico ha vinto la sua proverbiale ritrosia a comparire e ha tratteggiato alla piccola cronista l’essenza del populismo italiano. “Presento al “popolo” una realtà semplificata, manichea e in bianco e nero, ignorando le mille complessità tipiche del mondo di oggi, e faccio pensare che esistano soluzioni semplici per problemi complessi e, anzi, lascio credere che la complessità sia uno strumento inventato dai politici per escludere il “popolo” dalla comprensione e quindi dalla gestione dei problemi”.

Celato ha poi letto il fenomeno alla luce degli ultimi trent’anni di traversie politiche italiane: “Per questo esistono diversi populismi: quello totale di Grillo, quello parziale (cioè applicato solo ad alcuni temi) di Berlusconi e quella occasionale di Renzi, a prescindere dai contenuti”.

Insomma un fenomeno difficilmente arginabile, con cui dovremo attrezzarci per fare i conti.

Perché – come ha aggiunto Celato – “il populismo è fare appello alle pance e non ai cervelli. Per questo ha tanto successo: perché le pance sono di tutti, una per ciascuno, i cervelli, ahimé!, di pochi”.

Per contrastare questa deriva una volta c’erano i partiti. Ma, ha concluso Celato prima di scomparire richiamato da mille impegni, “ora abbiamo la rete, regno delle pance”.