Ogni cittadino può circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale“. Questo principio, tratto dall’articolo 16 della Costituzione italiana, è correlato al diritto alla mobilità garantito a tutti e non pienamente applicato per le tante persone con disabilità che in Italia ogni giorno si confrontano con la poca accessibilità di infrastrutture e mezzi di trasporto e una generale impreparazione di base del personale a rispondere con efficacia alla richiesta di applicazione di un diritto scontato per tutti, un diritto ribadito negli articoli 9 e 20 della Convenzione dell’ONU sui diritti delle persone con disabilità  (clicca QUI per leggere la convenzione).

Confrontando la nostra realtà con quelle europee il quadro non migliora affatto. Per avere dei parametri sul tema dell’accessibilità, anche nel 2022, come succede dal 2011, in ambito continentale è stato assegnato un premio, l’Access City Award, riconosciuto alle città europee che hanno realizzato l’accessibilità su vari livelli.

Nel 2022 il primo premio è stato assegnato alla Città del Lussemburgo, seguita da Helsinki e Barcellona. Si tratta di un premio che l’Italia, nelle 12 edizioni sin qui svolte, ha vinto una sola volta con Milano nel 2016 (LINK), ricevendo solo altre due menzioni speciali: per Alessandria, sempre nel 2016, e Firenze, nel 2021, per l’accessibilità degli edifici.

E’ giunto il tempo, quindi, di essere propositivi, cercando di trarre quegli elementi di dinamismo del sistema Italia rispetto a questo argomento. Da sottolineare è che già da tempo “Accessibilità” si coniuga con “Sostenibilità” e questa relazione si afferma come positiva da svariati anni. Infatti, oggi non si può parlare di mobilità, anche nella dimensione dell’accessibilità, se non utilizzando una logica sostenibile. Il contesto attuale evidenzia la capacità di guardare al futuro, compreso il tentativo di garantire un elevato standard di accessibilità dei mezzi pubblici a tutti i passeggeri con mobilità ridotta.

Si consideri, ad esempio, che nel 2060 in Italia vi sarà il 10% in meno di abitanti, come ci raccontano i dati ISTAT (https://www.disabiliabili.net › magazine › vita-accessibile) e molti saranno over 64 (+17%). Inoltre tra meno di quarant’anni passeremo ad un 25% in più di persone che presentano disabilità con un incremento dell’incidenza dal 2,2% circa al 7,2% della popolazione italiana. Questo ci aiuta a capire il contesto demografico in cui si sviluppano tali riflessioni, dove occorre celermente trovare soluzioni per avviare percorsi concreti di applicazione del principio di accessibilità. Non si tratta solo di aspetti legati alla presenza di norme, come recentemente avvenuto a livello centrale, ma sono necessarie delle politiche serie e ben strutturate, che vedano con approccio globale tutta la tematica della mobilità, compreso l’aspetto di garanzia del diritto a muoversi.

Da questo punto di vista, è opportuno ricordare ciò che di importante il nostro Paese ha realizzato, come, ad esempio, tutto il lavoro su Matera 2019, città europea della cultura: assegnazione che fu determinata dalle progettualità su mobilità sostenibile e accessibilità dei luoghi e delle infrastrutture, presenti in numerose attività di quell’anno, della città dei Sassi (approfondimento: LINK).

Dopo aver osservato il tema nella prospettiva del diritto alla “Mobilità accessibile”, gettando lo sguardo sulle buone pratiche in Europa e – per un recente passato – in Italia, è il tempo di valutare tutto questo dal punto di vista della sostenibilità, chiave univoca e decisiva per la scrittura di ogni politica pubblica da qui in avanti. Come si legge nell’incipit dell’articolo di presentazione su autobusweb.com del neonato Centro Nazionale Mobilità Sostenibile, “Sempre più rilevanti sono i temi legati alla decarbonizzazione, alla decongestione delle reti di trasporto, alla mobilità autonoma connessa e smart, alla sicurezza dei veicoli e delle infrastrutture, all’accessibilità, all’inserimento nel mercato di nuove professionalità e competenze“, si intuisce come l’ammodernamento strutturale delle reti, l’accesso universale ai servizi di trasporto collettivo e la riqualificazione professionale dell’intero comparto, sembrano le medesime chiavi di lettura che andrebbero a soddisfare entrambe le esigenze, quelle della sostenibilità e dell’accessibilità, appunto.

Il Centro nasce grazie ad una Partnership pubblico-privato con complessivamente 50 attori distribuiti su tutto il territorio nazionale. Un investimento di 394 milioni di euro per il triennio 2023-2025, che vedrà impegnati 1270 ricercatori. Il Centro Nazionale, promosso dal Politecnico di Milano, ha come mission quella di accompagnare la transizione green e digitale in un’ottica sostenibile, garantendo la transizione industriale del comparto e accompagnando le istituzioni locali a implementare soluzioni moderne, sostenibili e inclusive nelle città e nelle regioni del Paese. L’inclusività è il punto di contatto della nostra tesi, ovvero la necessità di far coincidere con questi cambiamenti epocali nel sistema anche quei processi di ammodernamento che possano rendere dei servizi di trasporto pienamente accessibili, degni di un sano sviluppo del Paese Italia.

Il Centro Nazionale si occuperà di rendere il sistema della mobilità più “green” nel suo complesso e più “digitale” nella sua gestione, attraverso soluzioni leggere e sistemi di propulsione elettrica e a idrogeno, sistemi digitali per la riduzione degli incidenti, soluzioni più efficaci per il trasporto pubblico, un nuovo modello di mobilità inteso come servizio accessibile e inclusivo.

Affidiamo le conclusioni agli auspici di Martina Pugno, che già nel 2019 scrive, in un articolo dal titolo “La mobilità sostenibile protagonista nella lotta ai cambiamenti climatici“, che questo processo migliorativo “potrebbe esserlo anche per rivoluzionare il sistema di accesso e garanzia“.

Nella questione ambientale e climatica dunque un ruolo decisivo è giocato dalla mobilità. Negli ultimi anni stiamo assistendo ad una sorta di rivoluzione dei trasporti, soprattutto quelli urbani, in favore di una mobilità sostenibile. Questa metamorfosi non si sta verificando però uniformemente. Come per la tematica legata all’accessibilità, anche per quest’aspetto l’Italia rientra in quella lista di paesi del sud Europa che ancora devono fare passi avanti. Tuttavia, alcuni risultati, e un cambiamento delle abitudini delle persone, si stanno verificando, di pari passo ad una maggiore presa di coscienza di istituzioni ed imprese rispetto ai temi fondamentali della sostenibilità e dell’accessibilità del sistema dei trasporti.