Era il 1990 quando il Presidente USA George Bush padre propose la creazione, dall?Alaska alla Terra del Fuoco, di un?area di libero commercio con 800 mln. di persone e un prodotto interno lordo di 11 mld. di dollari.
La notevole disparità fra le economie dei 34 Paesi americani fece sì che l?iniziativa non trovasse seguito, ma appena 4 anni dopo a riproporla fu il neo eletto Presidente Clinton, che la presentò come tassello di una più ampia strategia di integrazione del continente.
Parte così il piano ALCA, Area di Libero Commercio delle Americhe, il cui progetto rimane segreto per ben 7 anni, sino al 2001 quando si decide di renderlo pubblico, fissando la chiusura dei negoziati a dicembre 2003. A dimostrazione dell?interesse USA alla creazione dell?ALCA in tempi brevi, gli Stati Uniti approvano il Fast Track, formula con la quale al Presidente viene concesso di decidere sulla materia, derogando all?obbligo di riportare davanti al Congresso.
L?ALCA consacra il trionfo del libero mercato in tutti i settori, da quello dei beni a quello di capitali e di servizi, attraverso l?abolizione dei dazi e il ridimensionamento dell?attività normativa dello Stato su queste materie. Vale l?interpretazione smithiana della ?mano invisibile? per cui la ricchezza prodotta in un regime di libero mercato si ripartirebbe in maniera equa ed automatica fra tutti i soggetti coinvolti, abolendo miseria e sottosviluppo pur senza l?intervento dello Stato a tutela delle fasce più povere della popolazione. E? forse questa la ragione per cui alla strategia Clinton non si è fatto più accenno sin dal ?94: che sia tutto subordinato alla ?mano invisibile? degli Stati Uniti?
A ben guardare, l?ALCA si presenta come una nuova ?dottrina Monroe?, in cui il famoso grido ?L?America agli Americani!? più che come grido di liberazione, suona come monito ad Europa e Giappone di tenere fuori i propri interessi commerciali dall?America Centrale e Latina.
In effetti, già prima dell?ALCA era stato ratificato il NAFTA, trattato di libero scambio del Nord America, siglato fra USA, Canada e Messico, che era l?estensione di un accordo del 1989 tra USA e Canada. Il NAFTA, entrato in vigore nel 1994, può considerarsi il primo passo verso l?ALCA e ha consentito agli Stati Uniti di perseguire due importanti obiettivi: ridurre il costo del lavoro, spostando oltre il confine meridionale le proprie produzioni industriali, e ridurre l?immigrazione clandestina dal Paese vicino. Ma il NAFTA porta in sé quei limiti che proprio nell?ALCA troverebbero un?amplificazione preoccupante, in termini di costi sociali e perdita della sovranità nazionale in settori chiave, quali quello alimentare e dei servizi.
Il divario esistente fra le economie dei 34 Paesi dell?ALCA non può essere colmato con l?applicazione di regole uguali per tutti. Il 65% della popolazione dell?Area vive in condizioni di povertà, in Paesi il cui debito totale verso USA e Canada ammonta a ben 792 mld. di dollari. In sostanza, l?80% del peso economico di questo accordo si concentrerebbe nel Nord del continente, assieme ai capitali, alle tecnologie e ai brevetti.
E? più facile, allora, pensare all?ALCA non come ad un motore di sviluppo per il continente americano, quanto piuttosto ad un bacino da cui le multinazionali statunitensi possano attingere liberamente, tagliando fuori UE e Giappone da un territorio che assumerebbe sempre più le fattezze di un feudo privato.
D?altro canto, il negoziato ALCA è perfettamente in linea con quello dell?Organizzazione Mondiale del Commercio, riunita a Cancun lo scorso settembre. Il quadro parrebbe completo: la penetrazione di nuovi mercati da parte statunitense avverrebbe in prima battuta a livello continentale con l?ALCA e in seconda battuta con l?OMC; il resto sarà lasciato alla politica di accordi regionali e bilaterali che gli USA sigleranno con i singoli Paesi. Staremo a vedere cosa accadrà il prossimo 16/21 novembre in occasione dell?incontro dei Paesi dell?ALCA a Miami.
L?unica possibilità di contrastare questo progetto può venire dal rafforzamento del MERCOSUR, il Mercato Comune del Cono Sud nato nel 1991 da un accordo fra Brasile, Argentina, Uruguay e Paraguay, come risposta dell?America Latina al trattato dell?89 tra USA e Canada, per la promozione dello sviluppo economico e sociale della regione.
Chissà che il fallimento del Vertice OMC di Cancun, rivelando la forza del G20 plus ? composto in prevalenza da Paesi dell?America Centrale e Latina ? non riesca almeno a far rinascere questo accordo regionale dalle macerie in cui è caduto.
La storia dell'ALCA e i ragionevoli dubbi sulle sue finalità