Con la chiusura a New York della cinquattottesima Assemblea Generale delle Nazioni Unite, i riflettori della politica internazionale si sono spenti e si sono aperti i lavori quotidiani delle numerose istituzioni della famiglia ONU per il conseguimento degli obiettivi di sviluppo che sono stati posti all?inizio del terzo Millennio.
Essi sono otto e il loro raggiungimento è programmato in circa venti anni.
In particolare, la lotta alla fame e alla povertà è tesa a dimezzare la percentuale di persone che vive con meno di un dollaro al giorno o che, più in generale soffre di denutrizione a fronte dell?attuale 20% della popolazione mondiale che vive al di sotto della soglia di povertà.
La diminuzione del tasso di analfabetismo passa per il completamento entro il 2015 dell?istruzione di base da parte di bambine e bambini. Allo stesso modo si ritiene che sempre più importante debba essere considerata la parità fra uomini e donne attraverso il sostegno alle attività di quest?ultime o che ad esse sono legate. Sempre entro il 2015 si intende ridurre di due terzi il tasso di mortalità infantile fra i bambini con meno di cinque anni anche attraverso un decremento dei tre quarti della percentuale di mortalità da parte delle puerpere.
La lotta all?AIDS, alla malaria, alla tubercolosi ed ad altre malattie letali o invalidanti è considerata di prioritaria importanza per il radicamento di una struttura sociale produttiva e direttiva di molti paesi in via di sviluppo il cui progresso tecnologico, economico e infine sociale, non può mai svolgersi disgiuntamente da una costante attenzione all?ecocompatibilità di ciascuna attività umana.
E? forse, tuttavia, l?ottavo punto del documento ?Obiettivi di Sviluppo per il prossimo Millennio? che spiega meglio come tali obiettivi possano essere raggiunti: un?alleanza globale fra Popoli e Stati per lo sviluppo; proprio quei popoli di cui parla il preambolo della Carta di San Francisco del 1945 – ?Noi Popoli delle Nazioni Unite? – e nel nome dei quali si è svolto dal 9 all?11 ottobre la quinta assemblea dell?ONU dei Popoli che si è conclusa domenica 12 ottobre con
L?interesse dei media in particolare e della comunità internazionale più in generale è principalmente indirizzato verso ciò che si decide al Consiglio di Sicurezza, l?organo esecutivo delle Nazioni Unite, nonché il principale attore delle azioni per il mantenimento della pace. La strada della pace e dello sviluppo, tuttavia, passa anche per il lavoro quotidiano e meno appariscente di tutti gli organi e i rappresentanti della società civile e del costante monitoraggio del livello di tutela ed esercizio concreto dei diritti umani e delle libertà fondamentali.
E? con questo spirito, ad esempio, che, parallelamente all?Assemblea Generale, si è svolta sotto gli auspici del Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite e il Comitato Esecutivo per i rapporti fra il Dipartimento di Pubblica Informazione e le Organizzazioni Non Governative, la cinquantaseiesima conferenza sulla ?Sicurezza e Dignità dei Popoli?. Sempre più importante, infatti, appare la premessa che la sicurezza collettiva è prima di tutto fondata sul benessere degli individui, afferma il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, nel suo messaggio ai delegati riuniti in conferenza dall?8 al 10 settembre scorsi; quegli stessi individui che, partner e attori nei progetti di cooperazione decentrata, si sforzano, con spirito di rispetto e condivisione, di costruire società più giuste e standard qualitativi di vita più alti e meno sperequati fra Sud e Nord del Mondo.
Testimonianza aperta di questo approccio civile alla soluzione delle problematiche dei paesi più svantaggiati è data dalla tipologia dei partecipanti alla conferenza sulla ?Sicurezza e sulla Dignità Umana? afferma, ancora Kofi Annan, nel suo messaggio; ?Nuove voci da tutto il mondo sono riunite per tradurre in gesti quotidiani strategie sociali ed economiche ad impatto globale: da quella del preside di una scuola in Louisiana, a quella dell?uomo d?affari del Malawi; dall?attivista per i diritti civili indiano allo psicanalista newyorchese; dal giornalista radiofonico dal Marocco all?educatore albanese?.
E? dall?esperienza di queste donne ed uomini che nasce lo stimolo per costruire società civili ed istituzioni forti e così raggiungere una sicurezza umana, iscritta nel più ampio quadro della tutela dei diritti umani.
Sempre più importante la sicurezza collettiva, fondata sul benessere degli individui