C?è chi ritiene che le armi intelligenti siano cure pesanti, ma per malattie gravi. Quindi gli effetti collaterali non sono altro che il male minore. Pazienza allora se le bombe non sono così intelligenti, ed invece di colpire un obiettivo militare finiscono sugli ospedali, sulle case o sui mercati. C?è però una categoria di armi, che, se possibile, sono meno intelligenti di altre: sono le mine. Ce n?è di diversi tipi: a frammentazione, a grappolo, mine anticarro, antiuomo. Sono meno intelligenti di altri ordigni perché non conoscono tregue, cessate il fuoco, trattati di pace. Restano sepolte e attive per anni, alcune volte decenni, fin quando esplodono con tutta la loro potenza distruttiva. Già questo basta, racconta Nino Sergi, segretario generale di Intersos, a spiegarne la diabolicità.
?Sono le donne e i bambini a restare vittime di queste armi durante l?attività lavorativa o di gioco?, racconta, ?le mine rappresentano una vera e propria ipoteca sulla ricostruzione e lo sviluppo dei paesi, spesso già in condizioni economiche precarie perché in via di sviluppo. Colpiscono il singolo nella sua integrità fisica e la collettività, nel breve e nel lungo periodo, consegnando al futuro risorse umane meno capaci di dare al proprio gruppo sociale contributi lavorativi e umani, soprattutto quando si tratta di donne e bambini che in alcune strutture economiche rappresentano la forza produttiva e creativa del Paese. Impediscono il ritorno dei profughi o i loro spostamenti. Rendono inutilizzabili terreni e complessi industriali. Rappresentano un costo aggiuntivo per le attività di ricostruzione?.
Una mina può costare da 2,5 a 25 euro, mentre il costo medio finale per le attività di sminamento per ciascun ordigno varia da 500 a 750 euro. ?È così – aggiunge Sergi – perché bisogna sminare anche i terreni dove, magari, non ci sono mine, ma c?è il sospetto che vi siano. Infatti, in presenza di conflitti interni, guerre civili, o guerre di milizia, le più frequenti negli ultimi anni, chi posa le mine, non rispetta le norme del diritto bellico internazionale che fanno obbligo ai belligeranti di consegnare le mappe dei campi minati alla fine del conflitto. Tutto ciò rende, se possibile, ancora più complessa la ricerca ed un terreno è considerato bonificato quando raggiunge risultati di affidabilità pari al 99.6%?.

I Paesi colpiti da questo problema sono 90, tra cui spiccano Bosnia, Afghanistan, Angola, Mozambico, Cambogia, Iraq. ?Inter-Sos, organizzazione umanitaria italiana, senza fini di lucro? continua, ?è particolarmente impegnata in Angola, Afghanistan, Bosnia e recentemente in Iraq, con la sua attività di formazione di personale locale all?attività di ricerca e neutralizzazione degli ordigni inesplosi e di educazione alla gestione del rischio-mine. E? interessante sottolineare che le persone che opereranno in Iraq sono quelle formate in Bosnia e Afghanistan ? una sorta di aiuto orizzontale fra popolazioni accomunate da drammi simili?.
?Inter-Sos è molto impegnata anche sul fronte della sensibilizzazione dell?opinione pubblica dei paesi produttori all?importanza dell?abolizione della produzione, della vendita dell?uso e dello stoccaggio di tutti gli ordigni. La raccolta di firme per l?interdizione delle bombe a grappolo ?dimenticate? dal trattato di Ottawa del 1997 ne è un esempio.? L?Italia ha ratificato questo trattato con Legge del 23 aprile 1999, ma già alla conferenza diplomatica che adottava la Convenzione si presentò con un eccezionale testo legislativo, la Legge n. 374 del 29 ottobre 1997 ?Norme per la messa al bando delle mine antipersona?, inaugurando una stagione di umanizzazione dei conflitti interni ed internazionali in netto contrasto con la sua tradizione di Paese produttore durata fino al 1992. Ulteriore e rinnovato interesse del Legislatore per questo tema è emerso, inoltre, con l?adozione definitiva del Disegno di Legge per l?Istituzione del Fondo per lo Sminamento Umanitario del 21 febbraio 2001, una legge questa, che stanzia su un periodo di tre anni, 14.977 milioni di euro per la realizzazione di programmi integrati di sminamento umanitario a completamento e integrazione di quanto già realizzato dalla Cooperazione allo sviluppo.
Le norme di diritto internazionale pattizio e le legislazioni interne rappresentano i più grandi passi avanti per l?abolizione di queste armi di distruzione, ma la difficoltà di effettuare un reale controllo sul traffico e sul commercio delle mine, impone alla comunità internazionale e ai governi ulteriori sforzi fino all?eliminazione completa di questi strumenti di offesa e morte.
Per saperne di più: www.intersos.org; www.campagnamine.org