La deontologia professionale dei giornalisti – una legge dello Stato – impone a chi scrive  “il rispetto della verità sostanziale dei fatti”.

Questa piccola, banale, prescrizione richiede al giornalista o aspirante tale un lavoretto preventivo: la verifica delle fonti alla base di ogni notizia che si intende comunicare. Un “consiglio” tutt’altro che irrilevante.

A volte è necessario studiarsi faldoni e faldoni di documenti processuali prima di arrivare alla ricostruzione il più verosimile possibile di un accadimento. O decifrare, per cercare di renderle intellegibili ai lettori, pagine di assetti societari, di bilanci. Questi sono senz’altro i giornalisti migliori.

Altre volte è sufficiente fare col ditino un paio di clic per verificare via web l’attendibilità di un fatto narrato.

Proprio quello che avrebbe dovuto fare, insieme a tanti altri, la scrittrice e giornalista Livia Ravera, nostra novella assessora alla Cultura della Regione Lazio, prima di sommergere di contumelie papa Francesco – all’indomani della sua elezione – per un fatto mai accaduto (LINK).

La Ravera, passata agli onori della cronaca per avere scritto un bestseller di rilevanza culturale indiscussa come “Porci con le ali”, si è anche distinta per il suo strenuo impegno nella promozione delle meraviglie di Stromboli. Naturalmente fuori stagione, quando la plebaglia è fuori dai piedi e si può passeggiare indisturbati a spigolar ginestre, filosofando con altre anime elette.

Sì, perché: “Stromboli ti eccita e ti dà una vitalità pazzesca – come ha affermato il neoassessore in una intervista rilasciata qualche tempo fa, aggiungendo che – a me Stromboli mi fa come tre sniffate di coca senza farmi male alla salute” (LINK).

Complimenti e in bocca al lupo per il nuovo incarico.