Da una mia relazione del 7 luglio 2009 a Seminario Cnel sulla
immigrazione: “Specifico è il lavoro stagionale in agricoltura
soprattutto per la raccolta dei prodotti. Qui le contraddizioni
più grandi e le condizioni inaccettabili fino a forme di
riduzione in schiavitù. Il caporalato è organizzato anche dagli
stessi immigrati. Le comunità italiane ci marciano anche per
un giro perversi secondo il quale: – l’immigrato è clandestino
e vive in un tugurio; – il caporale organizza e garantisce;
– italiani che non lavorano in agricoltura comprano giornate in
modo da ottenere indennità di disoccupazione e coperture
previdenziali. Per le aziende giadagno doppio e per l’immigrato
doppio scorno: non solo rinuncia a dei diritti, ma è un italiano
a goderne.”
Seguivano proposte.
Come sorprendersi per quello che è successo?