Un libro coraggioso, che lascia sgomenti. “Leghisti, brava gente”, è il titolo dell’e-book di Khalid Chaouki (Stranieri in Italia Editore, scaricabile gratuitamente da http://www.stranieriinitalia.it/images/leghistibravagente19feb2013.pdf).

 Le cinquantanove pagine a cura del giovane e brillante giornalista, nato a Casablanca e cresciuto in Italia, raccolgono e contestualizzano una impressionante sequela di brutalità e sconcezze intellettuali a firma Lega Nord, il primo “partito di scopo” – come è definito dall’autore – della storia politica italiana.

E Chaouki si rivela un eccellente “storico dell’istante”, per riprendere la celebre espressione coniata da Umberto Eco a proposito della figura del cronista. Il lavoro è infatti intessuto di fonti, citate e analizzate con sguardo critico, al pari di una vera e propria opera storiografica.

Ma è sulla qualità del contenuto di queste ultime che si viene assaliti dallo sconforto. Le pagine  restituiscono con grande precisione i miti e alcuni tra i peggiori deliri partoriti da tanti esponenti, anche di spicco, della Lega.

Dalla apologia della politica dei respingimenti in mare compiuta dal segretario del partito Maroni (inciso, giudicata incostituzionale dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo) agli attacchi ai docenti “terroni” colpevoli di usurpare le cattedre dei settentrionali, uno dei cavalli di battaglia dell’europarlamentare Matteo Salvini. Passando per le atrocità pronunciate contro i musulmani che vivono e lavorano in Italia, per i quali Borghezio – anche lui nostro rappresentante a Bruxelles – ha pronunciato l’irrituale invito “fuori dai coglioni”. Fino ai rom e agli omosessuali, questi ultimi definiti “culattoni” (sempre a opera dell’ottimo Borghezio).

Se tutto questo fosse il frutto delirante di qualche mente insana potremmo affidare il fenomeno della xenofobia leghista alla patologia psichiatrica. Ma non è così. Si tratta invece di una sapiente e per nulla improvvisata forma di marketing politico, spregevole perché mirata a colpire la pancia degli elettori, proponendo loro il mito di una fantomatica “purezza del Nord”, calpestata da persone presentate come semplici fattori di disturbo.

Fa pensare a un fenomeno in fondo non troppo dissimile, vissuto nella Germania depressa degli anni Venti del secolo scorso. Quando il mito della arianità, che affonda le sue origini già nei testi dello storico Tacito, divenne un alibi per prevaricare una parte consistente della popolazione. Sappiamo con quale esito: la paura irrazionale dell’altro, se trasformata in ideologia, porta disastri.

Il libro è dedicato a Livia Turco, con cui l’autore collabora da anni nel Forum Immigrazione del Pd, ed è aperto dalla bella prefazione di Pier Luigi Bersani. Che così pone in evidenza il valore di questo lavoro: “Per costruire insieme l’Italia giusta, non dobbiamo avere la memoria corta”. Una valutazione corretta del ruolo fondamentale svolto dai migranti nel Paese è un punto di partenza indispensabile, perché solo “insieme ai nuovi italiani – sottolinea il segretario del Pd – costruiremo un’Italia più forte e all’altezza delle sfide che ci attendono”.