Il bilancio della situazione climatica mondiale si discute,  a partire da lunedi 30 novembre, in due settimane di colloqui alla Conferenza sul Clima di Parigi (C0P 21) alla presenza di delegati di 193 Paesi e di oltre 150 capi di Stato che dovranno affrontare scelte drammatiche per raggiungere un nuovo accordo globale sulla lotta ai cambiamenti climatici. C’è in gioco il destino del pianeta che i cambiamenti climatici in alcune zone stanno già oggi rendendo invivibile.

I cambiamenti climatici hanno sempre interessato la Terra. Fino a qualche secolo fa erano lenti, se dovuti a fenomeni naturali quali, ad esempio, le oscillazioni dell’asse terrestre, o duravano pochi anni, se dovuti a fenomeni vulcanici.

Oggi la questione è molto più complessa, rischiosa, e più vicina a noi. Ormai sono innumerevoli i segnali del clima che cambia. E, purtroppo, sempre più velocemente.

Il 2015 si avvia a rubare al 2014 il record di anno più caldo di sempre. Se i prossimi mesi rimarranno sulla stessa traiettoria, il 2016 potrebbe superare tutti.

Secondo le recenti analisi sul riscaldamento globale effettuate da NASA, MET e NOOA i dieci anni più caldi finora documentati ,  a parte il 1998, si sono registrati tutti dal 2000 in poi. 1)

Questi dati allarmanti non sono purtroppo una novità. I segnali sulla velocità dei cambiamenti climatici in corso e delle loro conseguenze sugli esseri viventi hanno iniziato a essere raccontati, a partire dalla fine degli anni 80, in migliaia di articoli sulle più prestigiose riviste scientifiche internazionali, riassunti ogni 6 anni dalle migliaia di pagine dei volumi dell’IPCC  Questa benemerita, ma inascoltata, istituzione dell’ONU ha svolto un lavoro colossale. In grado per la prima volta- di fronte alle conseguenze potenzialmente irreversibili che il cambiamento climatico potrebbe avere sulla natura e sul genere umano – di far parlare tra loro la scienza dell’atmosfera e dei mari, la geologia e l’ecologia, l’idrologia e la glaciologia, l’economia e la sociologia. 2 )

Secondo l’IPCC a causa del massiccio uso di combustibili fossili da parte delle attività umane dall’inizio della rivoluzione industriale, la concentrazione atmosferica dell’anidride carbonica è aumentata del 40%. La concentrazione del gas metano è cresciuta del 150% e la concentrazione del protossido di azoto è cresciuta del 20%.La temperatura media terrestre è cresciuta di +0,7 °C rispetto all’era pre-industriale. L’ultimo report IPCC avverte che per contenere l’aumento della temperatura media terrestre (rispetto all’era preindustriale) a + 2 °C, ed evitare così esiti globali drammatici e non più controllabili, sarebbe necessario contenere le concentrazioni complessive di gas di serra atmosferici entro le 450 ppm CO2eq (parti per milione).

Per raggiungere l’obiettivo del contenimento della concentrazione a 450 ppm sono necessari, avverte l’IPCC, sforzi non indifferenti di riduzione delle “emissioni serra”: infatti sarà necessaria una riduzioni delle emissioni dei Paesi più industrializzati dell’ordine del 25-40% entro il 2020 e dell’80-95% entro il 2050.

Tra gli scienziati dell’IPCC  è ormai emersa la consapevolezza che le profonde trasformazioni del clima comportano dei rischi enormi non solo per il nostro futuro più lontano, ma anche per quello prossimo.

 

Per affrontare le minacce poste dal cambiamento climatico abbiamo a disposizione un lasso di tempo limitato.

Le calamità, causate da eventi atmosferici estremi, che sempre meno possiamo definire “naturali”, stanno diventando sempre più frequenti e gravi in tutto il mondo lasciando dietro di sé una lunga scia di morti e distruzioni .

Dai lunghi periodi di siccità che hanno colpito la Mongolia, la California, il Sud Africa, il Brasile, alle alluvioni che hanno devastato la Thailandia e molte zone del Centro e Sud America ,ai tifoni che hanno devastato le Filippine , alle tempeste di sabbia che hanno investito la Giordania e il Libano, dall’Australia devastata dal fuoco, alle comunità dell’Himalaya minacciate dallo scioglimento dei ghiacciai.

Gli scienziati dell’IPCC ci avvertono che  “Gli effetti del cambiamento climatico a cui stiamo già assistendo, sono diversi da qualsiasi altra cosa abbiamo visto fino ad ora”.

Nel maggio scorso un’ondata di caldo eccezionale e persistente ha colpito l’India centro meridionale. Le temperature si sono mantenute per diversi  giorni sui 50 gradi. Questa ondata di caldo, senza dubbio la più intensa che si ricordi,  ha provocato migliaia di morti soprattutto fra le persone, come i poveri, che non avevano la possibilità di ripararsi.

Anche in Irak lo scorso luglio le temperature hanno raggiunto per molti giorni i 50 gradi. Questo caldo estremo ha avuto un effetto devastante su oltre 14 milioni persone sottoposte, a causa della guerra, a restrizioni tra cui i tagli dell’elettricità , dell’acqua e il divieto di muoversi.

La città di Bandar Mahshahr, situata nell’Iran meridionale, ha registrato lo scorso 31 luglio, nel pomeriggio, la temperatura percepita più alta della storia del pianeta Terra: ben +73°C a causa del grande caldo combinato con un altissimo tasso di umidità. Una temperatura percepita così elevata è stata provocata da una temperatura effettiva di +46°C combinata ad una temperatura del punto di rugiada di +32°C. 3)

Le stesse combinazioni estreme di caldo e umidità insostenibili per l’uomo sperimentate quest’anno nel Golfo Persico potrebbero ,secondo molti scienziati, essere sperimentate dai paesi mediterranei nel breve periodo 4).

La maggior parte degli scienziati è ormai certa che temperature più elevate causeranno una diminuzione delle produttività agricola. Quasi tutto quello che coltiviamo reagisce malissimo alle ondate di calore e alla scarsità di acqua. Un’umanità che continuerà a crescere avrà a disposizione meno cibo. Le risorse idriche, già piuttosto problematiche, sono destinate a diminuire, rendendo l’acqua sempre più preziosa. Assisteremo alla desertificazione di vaste aree nella regione mediterranea, mentre l’innalzamento del livello del mare metterà a rischio aree vastissime e molto popolate come il Bangladesh, oltre a numerose isole.

Gli effetti del riscaldamento globale sono stati spiegati in tutte le forme possibili, ma la via scelta da Climate Central (ente indipendente per lo studio del clima ) è particolarmente impressionante. Hanno disegnato una mappa interattiva degli Stati Uniti, che mostra le zone del paese che verranno inondate, col passare degli anni se non verranno fatti interventi per limitare le emissioni.

Il risultato è allarmante. Secondo Climate Central, l’attuale livello di inquinamento garantisce già un innalzamento delle acque di un metro e mezzo. Ciò condannerà 414 città statunitensi ad essere sommerse.  5) 

Molte nazioni potrebbero essere sopraffatte se gli sforzi di adeguamento da parte dei singoli governi non saranno in grado di tenere il passo con la rapida intensificazione dei fenomeni estremi .

Già oggi le conseguenze del cambiamento climatico sono devastanti soprattutto in molti Paesi dell’Africa, dell’Asia del centro e Sud America che non hanno le risorse fisiche, tecnologiche e finanziarie per tenere il passo con l’innalzamento del livello dei mari, la siccità, gli incendi, le inondazioni , gli uragani, le tempeste di sabbia.

Proprio nei paesi in via di sviluppo la maggior frequenza di eventi estremi che incidono sulla sicurezza individuale e sulla produzione agricola, fino a determinare carestie e conflitti sta causando le migrazioni di persone e di interi popoli.   6)

 

I cambiamenti climatici sono una minaccia soprattutto per le nuove generazioni. A rischiare di più sono i bambini. L’ultimo rapporto dell’Unicef non è altro che una conferma: oltre mezzo miliardo di minori in condizioni di estrema povertà, per i quali malnutrizione, malaria e diarrea sono già la principale causa di morte, vive in aree a rischio inondazioni e altri 160 milioni sono esposti ad altissimi livelli di siccità.

Il problema è che siamo appena all’inizio: i cambiamenti climatici dei prossimi decenni spingeranno sempre più persone ad abbandonare le loro terre 7 )

Anthony Giddens rettore della London School of Economics  in una sua recente lectio magistralis sul cambiamento climatico, ammoniva che un fatto importantissimo da riconoscere è che, per quanto ne sappiamo, il cambiamento climatico è irreversibile. A meno che non venga introdotta qualche innovazione tecnologica che nessuno è in grado di prevedere, non c’è modo di espellere su larga scala i gas serra dall’atmosfera una volta che vi sono entrati. Le conseguenze più probabili del cambiamento climatico indotto dall’uomo possono variare enormemente a seconda di quanto sarà in grado di resistere il pianeta su cui viviamo. Tuttavia, in merito a ciò che stiamo facendo alla Terra esiste una ipotesi, ancora più allarmante, sostenuta da alcuni scienziati, secondo i quali la natura è come un animale selvaggio. Noi esseri umani continuiamo a pungolarlo con il bastone e il risultato è che alla fine reagirà in modo violento.

Gli esempi di condizioni meteorologiche estreme e del loro impatto sugli esseri umani illustrano ampiamente la potenza assoluta della natura. Quanto al futuro, assumendo un punto di vista ragionevolmente prudente si potrebbe sostenere che l’umanità interferisce a proprio rischio e pericolo con una potenza simile. L’umanità nel suo complesso sta disturbando forze che incutono timore 8). Le conseguenze non ricadranno solo sulle prossime generazioni, ma si stanno già verificando, in una certa misura, anche nel presente. Le civiltà del passato afferma Giddens non hanno mai vissuto eventi di portata simile a quella del cambiamento climatico indotto dall’uomo. Nessuna società precedente ha neanche lontanamente agito sulla natura nel modo in cui noi lo facciamo ogni giorno. Siamo entrati nell’era dell’antropocene che potrebbe secondo alcuni scienziati preludere alla sesta estinzione di massa 9). E qui ,osserva Giddens, incontriamo un’apparente contraddizione. Se da un lato negli ultimi sette o otto anni la conoscenza scientifica si è consolidata e i rischi si sono fatti più evidenti, dall’altro l’opinione pubblica pare essersi mossa nella direzione opposta, quantomeno nei paesi industrializzati. I sondaggi indicano che la percezione della pericolosità del cambiamento climatico e della necessità, in un futuro prossimo, di prendere provvedimenti per limitarlo si è spostata nella direzione contraria a quella delle principali scoperte scientifiche .Sembra che la maggioranza dei cittadini si preoccupi dei pericoli legati al cambiamento climatico meno di quanto facesse qualche anno fa. Come mai? Sono in gioco interessi enormi, soprattutto per quanto riguarda alcune compagnie produttrici di combustibili fossili. Attraverso il rigido controllo degli apparati mediatici  e con la complicità dei governi, da tempo si sono impegnate attivamente in tutti paesi, in un’opera quotidiana di disinformazione, per cercare di attenuare la consapevolezza generale del rischio. L’impressione è quella di essere difronte ad un potere implacabile e invincibile che ci sta portando alla rovina. Imponendoci modelli di iperconsumismo. Attraverso un condizionamento pubblicitario mostruoso che favorisce un individualismo e narcisismo esasperati  10)

Sta emergendo, tuttavia, la consapevolezza attraverso denunce rivoluzionarie come l’enciclica di Papa Francesco Laudato Sii che la patologia del dominio da parte di pochi gruppi economici, finanziari legati ad apparati industriali e mediatici per mantenere il nostro standard di vita smodato  a spese dei più poveri, è un programma suicida .Non solo perché produrrà effetti  ambientali a cui forse nemmeno i ricchi potranno sfuggire ma perché approfondiranno il solco  che separa le nazioni povere da quelle ricche; perché genererà moti di ribellione e di terrorismo sempre più violenti nei confronti dell’Occidente; perché provocherà un deterioramento del clima politico mondiale altrettanto minaccioso quanto il deterioramento del clima ambientale.

L’analisi di Papa Francesco è semplice e diretta: Con grande coraggio, rispetto alla sudditanza del Vaticano degli ultimi decenni ai grandi potentati economici mondiali, collega i gravi problemi ecologici del mondo alla povertà di tanti con l’egoismo dei più ricchi.

Il Papa parla del deterioramento della qualità della vita umana e della degradazione sociale, ricorda che «l’ambiente umano e l’ambiente naturale si degradano insieme» colpendo i più deboli. Problemi che «non trovano spazio sufficiente nelle agende del mondo». Per questo ricorda che «un vero approccio ecologico diventa sempre un approccio sociale, che deve integrare la giustizia nelle discussioni sull’ambiente, per ascoltare tanto il grido della terra quanto il grido dei poveri».

La soluzione, avverte il Papa non passa attraverso la «riduzione della natalità», che si vuole ottenere anche con «pressioni internazionali sui Paesi in via di sviluppo». Esiste, aggiunge, un vero «DEBITO ECOLOGICO» TRA IL NORD E IL SUD: «Il riscaldamento causato dall’enorme consumo di alcuni Paesi ricchi ha ripercussioni nei luoghi più poveri della terra». «È necessario che i Paesi sviluppati contribuiscano a risolvere questo debito» ecologico, «limitando in modo importante il consumo di energia non rinnovabile, e apportando risorse ai Paesi più bisognosi». Mentre i Paesi più poveri «hanno meno possibilità di adottare nuovi modelli di riduzione dell’impatto ambientale».

Queste situazioni richiedono un cambiamento di rotta, un «sistema normativo che includa limiti inviolabili e assicuri la protezione degli ecosistemi». Francesco denuncia «la debolezza della reazione politica internazionale» e «molto facilmente l’interesse economico arriva a prevalere sul bene comune e a manipolare l’informazione per non vedere colpiti i suoi progetti».

«I poteri economici continuano a giustificare l’attuale sistema mondiale, in cui prevalgono una speculazione e una ricerca della rendita finanziaria», oggi «qualunque cosa che sia fragile, come l’ambiente, rimane indifesa rispetto agli interessi del mercato divinizzato, trasformati in regola assoluta». Di fronte all’esaurimento di alcune risorse si va creando «uno scenario favorevole per nuove guerre, mascherate con nobili rivendicazioni». La politica dovrebbe essere più attenta, ma «il potere collegato con la finanza» resiste a questi sforzi.

 

Nell’ULTIMO CAPITOLO dell’enciclica, Francesco invita a puntare su un altro stile di vita, per evitare che le persone finiscano travolte dal «consumismo ossessivo» che «è il riflesso soggettivo del paradigma tecno-economico», nel quale si fa «credere a tutti che sono liberi finché conservano una pretesa libertà di consumare», mentre in realtà la libertà è solo di quella «minoranza che detiene il potere economico e finanziario». «L’ossessione per uno stile di vita consumistico, soprattutto quando solo pochi possono sostenerlo, potrà provocare soltanto violenza e distruzione reciproca».

Ma il Papa invita a guardare anche al positivo che già esiste, e alla possibilità per gli uomini di «ritornare a scegliere il bene». Ricordando che un cambio negli stili di vita può «esercitare una sana pressione su coloro che detengono il potere politico, economico e sociale», come «accade quando i movimenti dei consumatori riescono a far sì che si smetta di acquistare certi prodotti e così diventano efficaci per modificare il comportamento delle imprese, forzandole a considerare l’impatto ambientale e i modelli di produzione».

Note

1)  La NASA (ente nazionale per le attività spaziali) per la prima volta ha simulato i cambiamenti climatici da qui al 2100 per tutto il globo ,con una risoluzione di appena 25 chilometri, per sensibilizzare i politici ai rischi del riscaldamento globale e fornire uno strumento che possa agevolare la pianificazione degli interventi per ridurne l’impatto  Il NOOA (agenzia  per lo studio dell’atmosfera e degli oceani) nel suo ultimo report  afferma che attività dell’uomo, come l’emissione di gas che producono l’effetto serra e lo sfruttamento del sottosuolo, hanno influenzato il cambiamento climatico e lo sviluppo di fenomeni atmosferici estremi. Gli scienziati del Met Office, l’ufficio meteorologico britannico.  Avvertono che per la prima volta stiamo per raggiungere la soglia di 1 grado di riscaldamento, ed è chiaro che è l’azione umana a guidare il nostro clima moderno verso un territorio inesplorato.

2)  IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change ) è il forum  scientifico formato nel 1988 da due organismi delle Nazioni Unite, l’Organizzazione meteorologica mondiale (WMO) ed il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP) allo scopo di studiare il riscaldamento globale.

3) Con punto di rugiada o temperatura di rugiada (dew point) si intende la temperatura alla quale  l’aria diventa satura di vapore acqueo.
In estate essa ci fornisce un’idea immediata della sensazione di calore sul nostro organismo: temperature di rugiada superiori ai 17°C sono sintomo di una debole afa, quando invece superano i 21°C, l’afa comincia a diventare fastidiosa. Inoltre il dew point da  una rappresentazione anche di quello che è il “carburante” disponibile per lo sviluppo di temporali, più il dew point è elevato più gli eventuali fenomeni temporaleschi potranno essere intensi ed estremi .fonte Metroweb

4) Quest’estate la temperatura del Mare Nostrum ha raggiunto i 27-28 ° gradi con punte  30,9 °gradi nel golfo di Manfredonia e 31,8° lungo la costa tunisina L’innalzamento dela temperatura del Mediterraneo ha favorito negli ultimi anni  l’arrivo di  diverse centinaia tra pesci, crostacei e alghe dal  Mar Rosso, Mar Arabico e Oceano Indiano attraverso il canale di Suez (lo scorso agosto è stato inaugurato il raddoppio) Un’invasione biologica senza precedenti che mette a rischio la biodiversità: ogni giorno pesci e invertebrati nativi del Mare Nostrum, già stressati da pesca eccessiva e inquinamento devono competere duramente con gli «intrusi» per preservare il proprio habitat. E la vittoria non è sempre scontata.  Come le comunità native di alghe, coralli e invertebrati che muoiono per la mancanza di risorse causata dalla rapida crescita dell’alga Caulerpa cylindracea, che può formare tappeti di 15 centimetri di spessore e che colpisce molte località nel nostro paese. Per non parlare degli effetti sul turismo e sulla pesca provocati dagli sciami di meduse aliene che  appaiono lungo le coste per decine di chilometri.

5) Basandosi su questo dato, la mappa interattiva mostra i mutamenti anno per anno, facendo vedere la progressione delle inondazioni e le zone che finiranno sotto l’acqua. New York, e tutta la zona metropolitano che include anche la parte del New Jersey costruita sul fiume Hudson e la baia, diventerà inabitabile entro la fine del secolo.

Climate Change avverte che la proiezione non è precisa al millimetro, perché le condizioni possono sempre cambiare, ma avvisa       anche che le   inondazioni arriveranno, se non cominceremo presto a limitare le emissioni. (L’Olanda il paese occidentale più a rischio, ha investito moltissimo sulle protezioni costiere ed è  da tempo preparata a fronteggiare questo evento catastrofico).

6)L’organizzazione norvegese Internal Displacement Monitoring Centre ha valutato in 19,3 milioni il numero dei profughi da disastro naturale nel 2014.

7) Uno studio dell’International Migration Office mette in diretta correlazione l’innescarsi della guerra civile in Siria con la siccità che, dal 2006 al 2011, ha    colpito il Paese. Un cambiamento climatico che “ha aggravato i disordini sociali, facendoli sfociare in una rivolta aperta”. Rivolta che è poi diventata quella guerra    – dai contorni opachi – ad intensità variabile che ha coinvolto anche le nazioni occidentali

8)  Nelle Filippine si è recentemente abbattuto un tifone  con raffiche di vento a oltre 320 km/h, che ha provocato morti e dispersi

L’aumento del livello dei mari ha obbligato all’evacuazione – lenta ma inesorabile – di alcuni atolli del Pacifico (Isole Tuvalu, Carteret, Marshall

In diverse  città dell’Asia( tra queste Pechino,Kuala Lumpur ,Singapore)per lunghi periodi a causa dell’inquinamento il cielo  sparisce  per lunghi periodi,

A Pechino il livello di particelle P.M. 2,5, è stato di 1400 microgrammi per metro cubo, cioè 56 volte più alto di quello ritenuto il massimo sopportabile per      l’organismo umano dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), che è di 25 microgrammi per metro cubo. I livelli sono di poco inferiori in tutto il nordest del Paese.

9) vedi  La sesta estinzione. Una storia innaturale Elizabeth Kolbert, Neri Pozza

LA SESTA ESTINZIONE. LA COMPLESSITÀ DELLA VITA E IL FUTURO DEL GENERE UMANO Leakey Richard, Lewin Roger,, Bollati Boringhieri

10) E’ stato stimato che ogni giorno il consumatore occidentale è esposto a circa  3000 messaggi pubblicitari