Caro Amedeo,

a parte l’apprezzare fisiologicamente – per mia “deformazione personale” – chi dice “non so”, “devo pensarci”, e dubitare per principio di chi ha sempre delle certezze granitiche (trovo il DUBBIO una delle più geniali “invenzioni” per il progresso umano…), sulla candidatura della BONINO in questo specifico momento del PD non ho avuto dubbi: è la persona giusta al momento giusto. A parte essere una persona splendida da un punto di vista umano (ci sto lavorando a stretto contatto in questo periodo), è una donna con grande esperienza politica ed istituzionale e con la mente sopratutto libera dalle solite distruttive logiche di appartenenza che stanno logorando il PD dal suo interno.

Quando Veltroni lanciò il partito “nuovo”, lo fece con un esplicito BASTA! ai criteri del bilancino e al manuale Cencelli di vecchia memoria… per rimettere in primo piano le PERSONE, ovvero il valore dei singoli candidati in quanto tali, a prescindere dalla loro area di provenienza; e con quest’idea raccolse il 70% di consensi alle primarie. Trovo sempre un po? imbarazzante quando, ed a me succede spessissimo, ti chiedono “ma tu da dove vieni?”, ovvero quando cercano a tutti i costi di appiccicarti un’etichetta identificativa che possa tranquillizzare l’interlocutore, il quale, in quel modo, saprà come rivolgersi e “che lingua parlare” per essere inteso nel modo a lui più strumentale. Dando peraltro per scontato che si abbia sempre un’area di provenienza ben definita – ex DS, ex democristiano, Bindiano, Lettiano, Rutelliano, Veltroniano, ecc. – e sopratutto diffidando per principio di chi, come me, ama ascoltare ed assorbire il meglio da più parti.

Trovo questo modo assai limitativo, e sopratutto piuttosto incomprensibile dal grande pubblico dell’elettorato che – basito – continua ad osservare tutte le diatribe interne al partito con un misto tra sconcerto e rassegnazione. “Non cambieranno mai”, “certo che questa sinistra è proprio masochista”, “Berlusconi prospera proprio grazie a questa sinistra inconcludente”… sono le frasi che più spesso – chi come me ascolta e frequenta anche gente “normale” che non fa attività politica diretta ma è attenta, nei limiti del suo tempo, e va a votare – mi sento ripetere quando si affrontano i temi di politica interna.
Con una iena come Berlusconi, con la sua potenza economica ed il suo smisurato potere di persuasione (fatta di abilità comunicativa e sopratutto mooolti soldi…) noi ancora ci ripieghiamo su noi stessi nel reperire una candidatura (vedi anche il caso Puglia) che – anziché essere valutata per quello che ha fatto nel MERITO dell’azione politica, per la personalità ed il rigore morale – metta d’accordo tutti i possibili interlocutori/eventuali alleati non tanto sul piano programmatico quanto sul mero piano della conta dei voti?! Capisco (non sono poi così ingenua alla fine…) che la politica si fa con i numeri… ma i numeri sono la CONSEGUENZA di una scelta politica coerente e efficace, non la causa. Certamente senza i numeri non riesci neppure a dimostrare che la tua politica potrebbe (condizionale ipotetico) essere efficace e giusta e finisci nel limbo perenne dell’opposizione permanente, quasi ad aver paura di assumerti la responsabilità di un governo… Ma resto convinta che questi tatticismi elettorali (non strategie… tatticismi) non avranno effetti di lungo periodo, bensì scadenza limitata: dopodiché rischiano presto di inacidire e divenire immangiabili.

In questo momento di grandi discussioni e di scissioni interne del PD, con una Destra che in quattro e quattr’otto ha tirato fuori dal cappello una bomba come la Polverini (donna stimatissima da molti, me compresa, sia da una parte che dall’altra), cosa volevate fare? Temporeggiare fino al 27 marzo? Fare le primare (con quali candidati poi?) quando gli altri già tappezzano la città di propaganda elettorale? Consegnando alla destra, già plaudita in occasioni simili durante le europee, pure lo scettro di quelli che valorizzano le donne e le affidano per primi delle grandi responsabilità?! Pure questo no… con un leader che va a puttane e sceglie le deputate sulla base di un book fotografico… è davvero il colmo!

Sono MESI, se ben ricordi, che vi dicevo (ben prima della mossa berlusconiana) “DOBBIAMO CANDIDARE UNA DONNA!”, è il momento giusto sia per le squallide vicissitudini del presidente uscente Marrazzo, sia perché non si intravedevano all’orizzonte candidature alternative forti e credibili da far succedere allo stesso: Zingaretti? facciamogli terminare il mandato, please; Marazziti? Fantastico, eccellente… basta che poi lo si sponsorizzi con tanto di sottotitolo “portavoce della Comunità di Sant’Egidio”, altrimenti non lo conosce nessuno…; la Bindi? mi avrebbe fatto davvero piacere, ma pare non fosse disposta; Gasbarra? contro la Polverini perdeva alla grande.

Insomma, delle volte ho l’impressione che nelle alte sfere del partito (dove le stanze sono evidentemente insonorizzate) non odano più le voci della gente comune, ovvero della massa dell’elettorato; che non percepiscano più molto bene il modo in cui costoro osservano con una prospettiva assai diversa la situazione politica. Per farti un esempio, quando facevo la danzatrice professionista, andavo a guardare ogni balletto concentrandomi di volta in volta sui piedi della ballerina, sul portamento delle braccia, sull'”en dehors” delle gambe o sulla perfezione tecnica delle sue evoluzioni, perdendo quasi totalmente di vista la VISIONE D’INSIEME della storia che ella interpretava con i suoi movimenti. Anzi, da addetta ai lavori mi fissavo su dettagli e su giudizi che agli occhi del pubblico “profano” risultavano addirittura invisibili. Un due parole, la TECNICA, che dovrebbe essere uno STRUMENTO per riuscire a meglio esprimere una vicenda, era diventata un FINE in sé stesso, che nel tempo avrebbe rischiato di offuscare la vista. E questo meccanismo accade sempre quando uno è troppo immerso in una situazione, politica o meno che sia. Conosci talmente bene i retroscena che perdi di vista il modo in cui il pubblico osserva e valuta. Occorre periodicamente rialzarsi e sollevarsi un pò oltre le mura del labirinto in cui ci troviamo, per ritrovare la visione generale e reperire la via d’uscita. Questa intuizione Berlusconi, scegliendo la Polverini, l’ha avuta, ed ha potuto realizzarla immediatamente senza troppe discussioni (lui può…); noi ci siamo arrivati, anche se con un pò di ritardo (i buoi sono scappati? perlomeno chiudiamo la stalla…), quindi PER FAVORE, non ricominciamo il gioco al massacro e vediamo di VINCERE queste cacchio di elezioni !!!!!